Analisi critica sull'opera del Leoncini

di Letizia Tessicini  (25/01/2006)

Lando Leoncini, dal quale traggo le notizie per la redazione dei testi di questo sito, fu cancelliere della Curia vescovile di Orte, che alla fine del XVI secolo volle dar vita ad una ambiziosa opera sulla storia della città e, per far questo, raccolse ogni minima notizia, ogni racconto, ogni voce, che fosse relativa ad Orte ed al suo territorio, annotandole in una sorta di immenso taccuino. Purtroppo il Leoncini non poté portare a termine la sua opera e quello che a noi rimane sono solamente i suoi appunti, nei quali le notizie non sono poste in ordine cronologico, né seguono un ordine logico: semplicemente si tratta di una raccolta di notizie slegate tra loro, spesso distanti l’una dall’altra secoli. E dopotutto non potrebbe essere altrimenti visto il progetto che l’autore nutriva circa la sua opera, che sarebbe stato il culmine di anni e anni di ricerche, nella quale avrebbe dato forma e omogeneità a tutte le notizie appuntate.

Noi possiamo solo figurarci come avrebbe dovuto essere quest’opera leggendo le intricate pagine che restano, sia nell’originale che nella copia fatta dal Pasquinangeli e di recente anche nella trascrizione multimediale ad opera del volenteroso Vladimiro Marcoccio.

Dunque il Leoncini intendeva tracciare una storia universale, come si usava a quel tempo, una storia cioè che partisse dalla Divina Creazione del mondo per giungere tra mito e leggenda fino ai tempi dell’autore. E’ per questo che l’inizio degli appunti sono una intricatissima matassa di calcoli relativi alla datazione della creazione, del Diluvio e di altri eventi mitici; altrettanto vasta è anche la sezione riservata alle mitiche fondazioni e ai cosiddetti ‘Viaggi degli Eroi’, in cui i protagonisti dei poemi omerici sbarcano sulle coste italiane per fondare nuove città e unirsi a nuove genti. Così anche le origini di Orte si perdono tra l’arrivo dei Pelasgi e le vicende falische ed etrusche, tra storia e mito.

L’autore procede poi descrivendo le contrade, i castelli, le valli, le strade e i luoghi che circondano la città, tracciando le storie dei popoli che le erano vicini e poi passando ad esaminare la storia dell’età della Roma monarchica, tentando di trovare in questa riferimenti con la storia specifica di Orte.

Per quello che riguarda la storia più recente è certo che il Leoncini ebbe la possibilità di consultare gli archivi della Curia, così come i protocolli notarili del comune (anche quelli che a noi non sono giunti), oltre che agli atti dell’archivio della Confraternita de’ Raccomandati, molto probabilmente ebbe anche notizia (ma forse non l’opportunità di accedervi) alla Cronica redatta da ser Franciscus Buccoli notaio (perduta). Ebbe quindi accesso a fonti amplissime e, da storico rigoroso qual’era, sicuramente le vagliò tutte.

Sono proprio il rigore e l’accuratezza la caratteristica principale di questi appunti e così forse sarebbe stato anche per l’opera compiuta; il Leoncini cerca sempre, nella sua opera di raccolta, il riscontro in fonti autorevoli (basta citare i continui riferimenti alle fonti classiche come Varrone, Livio e Tacito, o ai greci Erodoto e Tucidide e poi a Dionigi d’Alicarnasso e Strabone) e nelle auctoritas dell’epoca, nelle Sacre Scritture e ovunque potesse trovare credito alle notizie ricevute. Raramente, e dopotutto non stupisce visto il rigoroso metodo, l’autore introduce proprie considerazioni, tanto meno esprime il suo parere, limitandosi soltanto a brevi accenni ad idee personali a livello di mere ipotesi, peraltro sempre supportate dalla dovuta certificazione delle fonti e della storiografia in senso lato.

Malgrado l’arduo lavoro che aspetta chiunque voglia leggere queste pagine, speriamo che presto si possa dare una forma compiuta alla Fabrica Ortana di Lando Leoncini, una delle poche opere che riguardano la storia antica non solo della città di Orte, ma anche di tutto il territorio che la circonda.